Festa dei Santi Marco e Pasquale 2009

 SAN MARCO:
se uno è in Cristo.
 SAN PASQUALE:
è una nuova creatura

L’Anno Liturgico assomiglia alle stazioni di un treno, dove la nostra Comunità, nel suo cammino verso il Regno, trasforma il cammino ordinario in cammino straordinario, la vita dentro in una vita a contatto con quanti incontriamo per la strada, le nostra esperienze in coinvolgimento e sconvolgimento per quanti innalzano lo sguardo verso Dio.
Ecco allora che stiamo per raggiungere ad una stazione particolare, che il Capo treno Gesù, mi invita ad annunciarvelo a tutti, si chiama:
“LA FESTA DEI SANTI MARCO E PASQUALE”!!!
Trepidazioni, gioia, entusiasmo, paura, lavoro, impegno, sono i motori di questa avventura, non facile per una comunità piccola che vive tante problematicità. I nostri uomini vivono ai margini di un indifferenza sempre più comune, i ragazzi sono solo il quadro di una società senza Dio!
Si, non è facile, ma a S. Marco la mia speranza sono i Giovani!!! Quei pochi a volte derisi, a volte giudicati stupiti, plagiati dal parroco poiché hanno scelto la pace!!! Non tutti c’è l’hanno fatta, come dice Gesù, l’unico che è andato perduto è il figlio della perdizione (Gv 17,12). Qualcuno si è perso, si è lasciato abbattere dall’orgoglio e dalla superbia della vita, che emargina, ferisce, giudica gli altri di divisione ma si divide, e come Giuda nella storia di quel gruppo dei dodici di Gesù, il tradimento è l’anima dell’amore ferito. Ma sono rimasti gli undici, coraggiosi, forti!!! Lo Spirito Santo è sceso su di loro, non sono come gli atri, essi sanno cos’è la Fede, non perché l’hanno compresa, ma perché Dio ha toccato il loro cuore ed hanno pianto dinanzi a Dio - non sono più del mondo e il mondo li disprezza - quel mondo che innalza le bandiere di tante iniziative, che però, se uno le osserva bene, sono fucili puntati ai deboli e a quanti credono in qualcosa di vero. Questi Giovani sono dunque i pionieri di questa Festa: pronti per una battaglia, quella di ogni anno che già è iniziata, solo perché si è scelti di volersi occupare solo delle cose di Dio, ma sono pronti per tanti momenti belli, non solo di manifestazioni sociali, ma di veri momenti di incontro con Dio. Tutto ciò che in fondo si fa è tutto animato da quell’Amore che è Cristo, poiché vive in noi, e se anche giudicati causa di divisione, vogliamo stare lontano da quanto non appartiene a Dio.
Sembro starno in questo parlare, ma ormai mi conoscete è sapete che detesto l’ipocrisia, mi piace vivere nella luce, nella trasparenza, nell’onesta, costi ciò che costi, nonostante non sia migliore degli altri, anzi, come S. Paolo, mi vanto delle mie debolezze perché dimori in me la potenza di Cristo (2Cor12,9).
E che dirvi allora: che sono contento di questi Giovani, soffro per loro, li amo poiché sono quelli che mi sono accanto, sono quelli che mi rimproverano se sbaglio, sono quelli che in questo treno sono saliti per questa avventura di Dio, li sento particolarmente miei, provo una gelosia forte per loro (2 Cor. 11,2) che mi fa diventare aggressivo verso quanti in questo mondo li vuole strappare all’amore di Dio; ma sono anche triste poiché a tanti di voi non interessa l’Amore di Dio, è tutta una scusa la chiesa e i preti, ma se almeno non siete capaci per un istante di guardare con le lacrime le piaghe di quel Crocifisso, guardate la vita di queste nostre terre: giovani che si definiscono atei, famiglie che si dividono, giovani senza ideali che vivono per la strada di consumi animati dall’unico obbiettivo del piacere costi ciò che costi, anziani alloggiati ai cavalcavia di attese di speranza dove le uniche aziende di lavoro che sopravvivono sono i becchini e le chiese. E’ una nuda verità - forse per questo alcuni mi odiano  e vorrebbero che tacessi ma che li voglio bene lo stesso!!! Allora si, non possiamo tacere, no, non vogliamo arrenderci, scenderemo ancora in questa fermata per gridare con la forza di questi pochi giovani: “SE UNO E’ IN CRISTO E’ UNA NUOVA CREATURA, LE COSE VECCHIE SONO PASSATE: NE SONO NATE DI NUOVE (2 Cor. 5,17)”



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ringraziamenti

Carissimi desidero rendervi noto il bilancio della nostra Festa, certamente non è il metro per misurarne la profondità la larghezza e l’altezza, ma è solo lo stile di una comunità che vuole, nella trasparenza, vivere l’ideale di Gesù, quello che lui ha voluto per la sua  Chiesa: un Unico Corpo per essere il suo Corpo - Rm12,5.
    Desidero esprimere un affettuoso grazie a quanti si sono impegnati che, con grande lavoro, nonostante le enorme difficoltà, sono stati timoni di questa grande avventura. Un grazie veramente riconoscente al Paese di S. Marco per la solidarietà, la stima, l’affetto e l’aiuto che ha rivolto nei miei confronti, in un momento di particolare difficoltà, che la nostra Festa subisce da due anni. Senza questa presenza e questa vicinanza non potrei veramente superare questo ostacolo, che parte certamente da qualcuno che tenta, senza ancora arrendersi, di esprimersi al nome del Paese, ma invano ci riesce.
    Vi scrivo però con il timore di essere frainteso, mi rendo conto che è difficile esprimermi, so che il linguaggio è qualcosa di altamente complesso, avvolte le espressioni che vi ho rivolto sono state comprese diversamente, ad esempio: il mio esaltare i Giovani della Chiesa non voleva essere per nulla disprezzarne altri, ma voleva suscitare il desiderio di volerli imitare per essere migliori in questo mondo; il mio affermare “qualcuno” non  è per disprezzarlo ma solo l’invito a convertirsi all’amore e a quello che l’intero Paese condivide, senza distoglierlo dal cammino del bene - opera che non è riuscita con quanti non frequentano la nostra chiesa ma, che però, ha sconvolto alcuni uomini che già ho incontrato personalmente e che con mia grande gioia hanno conosciuto e accolto la verità, ne mancano ancora, e Padre Mario li attende per abbracciarli e dimostragli il bene che voglio a tutti, lo so che non verranno mai quelli che, per orgoglio o per la superbia della vita, considerano tale gesto come la confessione dei loro errori, o se verranno lo faranno con la forza di un esercito per muovere le guerre più aspre, che bene non fanno a nessuno!!! Credetemi, sottolineo tutto ciò, poiché con alcuni è veramente difficile comunicare, è normale per chi vive lontano dalle nostre esperienza di Parrocchia: non ci conosce, non frequentando non sa chi siamo, il solo bagaglio di giudizio è solo ciò che ha appreso per sentito dire e non di una esperienza diretta, l’unica capace di confronto e di dialogo. In questa incapacità di comprenderci certo deve emergere la Carità nell’invito di Gesù Mt20,24-28. Per questo Amore, datoci dal Vangelo, voglio chiedere perdono a chi, non comprendendomi, ha sofferto per causa mia. Chi vive la Parrocchia conosce i problemi ma conosce anche lo stile della trasparenza, lo stile della lealtà, e conosce anche lo stile dell’economia, sa che quello che si possiede si chiama provvidenza, sa come tutto si realizza con la manodopera di chi la offre e con enormi sacrifici, sa che c’è un salvadanaio frutto delle intenzioni delle offerte di ogni domenica, sa…  - solo  a chi non frequenta questo gli sfugge. Nell’affermare questo nostro stile  -  qualcuno - non so perché, si sente giudicato di frode, - mai nessuno lo ha detto - noi siamo così, siamo fieri di esserlo, Gesù c’è lo ha insegnato, per noi questo è un dovere, non lo diciamo per rimproverare qualcuno ma solo per suscitarvi il desiderio di Dio. Certo dove non c’è chiarezza, dove non esiste trasparenza, dove non c’è l’accordo e il fare insieme, li c’è il dubbio, che ho definito nella lettera del bilancio dello scorso anno, realtà subdola e misterica - che anche in questa parola qualcuno l’ha tradotta: setta, attività di male interesse, ma se andiamo alla ricerca del vocabolario italiano, si intende una realtà che manca di conoscenza capace di esprimere giudizi infondati. Scusatemi non volevo fare il maestro di lingua italiana, anche perché con i voti che avevo a scuola farei solo sorridere, ma è sempre l’ardore di un mistero che mi spinge ancora a tentare di far comprendere che ho solo un desiderio quello di seguire il Vangelo, costi ciò che costi, cosciente di divenire causa di divisione, ma si può mai fondere il piombo con la creta, certamente no, sono divisi per la loro natura, così e il Vangelo da tutto ciò che non gli appartiene. Pertanto se veniamo giudicati causa di divisione, per me questo non è un giudizio ma è un vanto,  - Eb 4,12-13 - significa che non ho tradito il Vangelo - se ci siamo separati è perché non vogliamo per nulla fare amicizia con quanto non è scritto nel Vangelo, noi ci vantiamo solo del Vangelo di Cristo - 1 Corinzi 1,17-31. Forse non è quello che tiene fra le mani San Marco? Non potrei mai fare questo torto al Santo che da secoli vi ha protetto.
    Carissimi Sammarchesi andiamo avanti, sappiamo che questo non è semplice ma sappiamo che non è impossibile: la statistica ci dice che siamo pochi ma il vangelo esalta i lievito che serve a fermentare tutta la pasta Mt 13,33 - il nostro paese si va spopolando ma il vangelo ci dice che il chicco di grano solo morendo da frutto Gv12,24 - le nostre capacità sembrano non essere sufficienti ma il vangelo ci dice che solo uno è stato condannato quello che per paura ha sotterrato il suo soldo Mt 25,18 - la storia della comunità costringe anche i nostri ragazzi uomini a occuparsi dei fiori della nostra Chiesa ma il vangelo ci dice che gli ultimi saranno i primi nel regno dei cieli Lc 13,22-30.
    Andremo per questo avanti, perché la logica del mondo ci dice che è inutile ma logica di Dio è quella di salire sulla Croce se vogliamo vedere e contemplare il giorno della Resurrezione.

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