Epistolario

Feb 2018


NEI SENTIERI DELLA QUARESIMA ESODO VERSO LA LUCE CHE GERMOGLIA!!!

Se uno è in Cristo, è una nuova creatura!!!
Le profondità di una terra sconfinata e povera si incontrano con un cielo stellato di sogni verso
un aurora di luce che restringe i confini del male, ormai destinati a svanire.
Le ore delle Tenebre infatti sono ormai contate
e nonostante la loro forza opprimente dentro di esse è stato posto un immenso limite irreversibile!!!

    ...È DA QUESTA PRESA DI COSCIENZA CHE SI DEVONO ALZARE GLI SGUARDI, ATTRATTI DA QUESTO CIELO!!!
     ...è qui che ancora una volta siamo chiamati a convertirci: “Gettate via anche voi tutte queste cose: ira, animosità, cattiveria, insulti e discorsi osceni, che escono dalla vostra bocca. Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell'uomo vecchio con le sue azioni avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato, (Col 3,8-10)
 ...abbandoniamo per sempre quelle note stonate del maligno, dove l’eco si dissolve nel nulla delle nostre miopie, accogliamo la Parola che è seme fecondo che, seminato in una terra concimata dagli escrementi delle nostre ferite, bagnata dalle lacrime senza sosta, e zappata da storie di dolore, e dalle ferite diventate feritoie, così come dice Ermes Ronchi, fa germogliare la Luce, fa germogliare la vita, mentre si aprono i sepolcri: “La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore” (1Cor 15,54-58).
Siamo chiamati pertanto a rimanere stabili dinanzi al serpente antico, seminatore della zizzania che nelle nostre notti semina l’egoismo amaro dei nostri interessi, la smania di successo delle gare sterili animate dalle nostre crisi esistenziali; semina l’idolo di una bellezza fugace ed effimera, semina la menzogna di idoli che hanno occhi e non vedono, quelli del piacere, dell’idolatria del corpo, dell’insaziabilità dell’anima che tradisce gli affetti, dimentica le promesse di un amore giurato per l’eternità e abbandona figli rendendoli scarto, segnandoli per sempre; semina l’orrore della normalità, del relativismo!!! Queste spine crescendo ci soffocano, tolgono il respiro dei sogni, della speranza, della luce, ci immergono nel buio più oscuro e pungente che viene da ogni parte, ci regalano solo il desiderio della morte, e nel linguaggio della depressione, la danza si cambia in lamento (Sal 30) , e l’agnello e l’orsa, destinati a sdraiarsi, si rodono nei dinamismi violenti di morte e di vendetta  (Is 11)… e la Parola seminata, da quel cielo stupendo, muore, … non la sua forza, non la sua infinita voglia di raggiungerci e liberarci, non la sua inarrendibile potenza, no, ma muore in noi, non permettendo ad essa di portare frutto!!!
Apriamo allora lo sguardo, alziamoci... riprendiamo il cammino… ed usciamo… come il Popolo d’Israele, dalla schiavitù d’Egitto, come Gesù dal sepolcro, in questo esodo verso la libertà, verso il cielo, verso la vita nuova, verso la Luce.
Non imbrattiamoci di digiuni che fanno solo perdere di peso, prendiamo la Parola tuffiamoci dentro perché dia peso e spessore alla nostra vita!!!
Non imbrattiamoci di quei riti lamentosi di scenografie, di barette che di vero hanno solo quello che rappresentano, il resto è tutto spettacolo, osiamo invece prendere sul serio il Vangelo, lasciando le nostre reti che cerchiamo di rattoppare inutilmente, i nostri garzoni, e seguirlo!!! (Mc 1,16-20)
E ALLORA COME DICE DON TONINO: “Non c’è scetticismo che possa attenuare l’esplosione dell’annuncio: “Le cose vecchie sono passate: ecco, ne sono nate di nuove”. Cambiare è possibile. Per tutti.  Non c’è tristezza antica che tenga. Non ci sono squame di vecchi fermenti che possano resistere all’urto della grazia. Pasqua, festa che ci riscatta dal nostro pesante passato. Non per nulla, noi la celebriamo spezzando quel pane azzimo che vuole essere per tutti simbolo e fermento di novità”.
 

     Eremo delle Carceri Assisi 5 Febbraio 2018        
                                                                    
        P. Mario Salvatore Oliva



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