Epistolario

Ago 2024


Con SAN MARCO scultori della PAROLA!!!

Signore non permettere alla mia bocca di riempirsi di belle parole, ma fa che attraverso le mie opere mi riconoscano come testimone del Vangelo. Orietta
       Siamo così abituati a chiamarlo Vangelo che nel corso dei secoli ha perso la sua bellezza: più che esprimere l’identità di un libro di un susseguirsi di lettere, di eventi, di una storia dove ancora oggi si dibattono i biblisti e si contorcono nelle loro cattedre, esso non è che la vita divina di un Uomo, così incredibile da crederlo Dio, così impossibile, se non fosse perché lo Spirito lo scalfisce nelle debolezze della nostra umanità.
GESU’ DI NAZARETH!!!  
Lieta notizia che per quanto corre e ci raggiunge, quello della Resurrezione, per molti e non per tutti, rimane non meno che un titolo di un giornale, fosse ieri quello di Gerusalemme, oggi quello di tanti giornaletti, documenti, discorsi, omelie…
...notizia che sfugge, che cozza con la nostra durezza di cuore
che se pur molti l’accolgono, sono pochi quelli che la comprendono.
“La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada
a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione
dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla,
e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4,12).
...e i segni della Fede prendono forma nelle mani dello Scultore, l’alito di vita dello Spirito. Tolto il superfluo di un legno marcio e inutile viene fuori l’uomo perfetto, la nostra umanità unita a quella di Cristo. Nei colpi attenti di uno scalpellino si illuminano i contorni perfetti, e risplende in noi il volto del Padre.
...si slegano i nostri piedi incatenati da coloro che con gli inganni di ideologie green, gender, global, ong, nei canali multimediali ci tengono ipnotizzati, anello dopo anello, inermi, sterili, irremovibili, incapaci di agire, e liberi, schiacciando questi mostriciattoli, li poniamo sotto i nostri piedi: “Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi  e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose: essa è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose” (Ef 1, 22).
...si liberano le corde vocali tenute a bada dalle museruole che ci hanno imposti, illusi che era per proteggerci, mentre di fatto, ci hanno tappato la bocca, censurando, etichettando, eliminandoci con l’arte dell’indifferenza: “Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. ..di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono” (At 5,29,31).
…cadono dagli occhi le squame della nostra cecità e tutto diventa chiaro, non ci sfuggono i demoni di questi nostri tempi che a forza di un inclusione, più che schiacciarli ce li siamo seduti affianco senza più riconoscerli: “Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti verrà l'apostasia e si rivelerà l'uomo dell'iniquità, il figlio della perdizione, l'avversario, colui che s'innalza sopra ogni essere chiamato e adorato come Dio, fino a insediarsi nel tempio di Dio, pretendendo di essere Dio”  (2Tes 2,4).
...si ossigenano gli anticorpi pronti ad annientare quella narrazione velenosa, le grandi menzogne che si scrivono con una contraddizione continua; sbarrando la strada a quelle affermazioni sfacciate di umanità che con gli slogan più incredibili si sono illusi di farci credere che è un atto d’amore; rimanendo irremovibili davanti al ricatto infame di quelle punturine e davanti a tanti farmaci che sarebbero più veri se come le sigarette portassero il simbolo delle conseguenze vere, tanto chi è dentro fino all’osso se le fuma lo stesso: “Noi invece, che apparteniamo al giorno, siamo sobri, vestiti con la corazza della fede e della carità, e avendo come elmo la speranza della salvezza” (1Tes 5, 8).
…e come il burattino di Geppetto ecco che lo Spirito soffiando in noi il suo alito di vita, diventiamo esseri viventi, forza della sua grazia, potenza della resurrezione, capaci di “portare ai poveri il lieto annuncio, proclamare ai prigionieri la liberazione, e ai ciechi la vista; rimettere in libertà gli oppressi, proclamare l'anno di grazia del Signore”  (Lc 4 18-19).

Ecco allora la lieta notizia del Vangelo: quello del nostro Marco, pronti a fare festa con Lui, di storie, di racconti, di luce, di testimonianze; quello di Orietta, ricchi della sua eredità per cantare con Lei le meraviglie che Dio ha compiuto, trasfigurando la sua malattia in una sorgente di grazia e di benedizione per la nostra Parrocchia. Vangelo che non si incide sui libri di storia, ne sui rotocalchi degli annunci di un giornale, né nei corridoi di una religione incastrata tra bigottismi inutili, tra tesi da difendere, tra bandiere di guerra alla Viganò, alla Minutella e degli ultimi illusi e superbi di sapere e conoscere tutto, ma sulle strade di chi cammina non su vie parallele ma dentro questo deserto, dove i morsi della fame e quelli dei serpenti non sono l’ostacolo verso una meta, dove i morsi di un cancro che hanno segnato la vita di Orietta, sono la luce di una Fede che vince, di una croce che risorge, di ferite che diventano feritoie di luce, di una Vita che ha vinto la morte.

            Fatima 12 Agosto 2024                        P. Mario Salvatore Oliva

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