Epistolario



Festa di San Marco

Con Orietta impastati di Vangelo
Sulle sponde di questo mare del porto di Tricase l’eco delle parole di Don Tonino non si è disperso nel tempo ma ci raggiunge ancora per distruggere i nostri ormeggi pietrificati da un bipolarismo che come un virus ha mascherato le nostre scelte:
“Dai a questi miei amici e fratelli la forza di osare di più.
La capacità di inventarsi. La gioia di prendere il largo.
Il fremito di speranze nuove. Il bisogno di sicurezze
li ha inchiodati a un mondo vecchio, che si dissolve”
(Don Tonino B.).
In un mondo sempre più egocentrico nelle fessure disumane dove emergono i nostri desideri, si consumano le nostre uniche fatiche. Chiusi in noi stessi il nostro banale sforzo gira soltanto intorno ad una sola disperazione: quella di preservare un pizzico di bellezza che se ne va; la frenesia di un appagamento, che non ci soddisfa; la smania di vivere i brividi amari di un consumismo ormai esasperato. “Così dice il Signore degli eserciti: "Le larghe mura di Babilonia saranno rase al suolo, le sue alte porte saranno date alle fiamme. Si affannano dunque invano i popoli, le nazioni si affaticano per il fuoco" (Ger 51,58).
Senza più elevarci ci accorgiamo sorpresi, che ogni giorno marciamo e emaniamo l’odore di una putrefazione, che con i batteri contaminati, peggiori del coronavirus, seminiamo morte e terrore.
“Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai! Non sapete che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due - è detto - diventeranno una sola carne. Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall'impurità! (1Cor 6, 15-18).
Diveniamo complici della fame e della sete del mondo, complici della loro nudità,
complici del loro fuggire su terre di speranza che le abbiamo trasformato
in rifiuto e disperazione, complici di averle incatenate dentro quel nome disumano di profughi
e complici delle loro ferite che gridano giustizia al cospetto di Dio.
“Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!”
  (Gn 4,10).
Un seme che non si apre alla vita muore, (Gv 12,24-26); il piccolo spicciolo sotterrato nella terra non serve a nulla (Mt 25,25), “Concedi, o Signore, a questo popolo che cammina l'onore di scorgere chi si è fermato lungo la strada e di essere pronto a dargli una mano per rimetterlo in viaggio! (Don Tonino B.).
Solo quando sapremo uscire da noi stessi avviene l'incontro e la vita fiorisce, la roccia della nostra aridità si spacca e una sorgente di vita emerge (Es 17,6): in quel misterioso incontro di due cellule che si fondono, di due mani che si uniscono, ...e la vita danza!!!
E’ dal costato di Adamo che nasce il grembo (Gn 2,21), ma dal costato di Cristo nasce una fonte inesauribile di vita che toccando le nostre ossa aride ci fa uscire dai sepolcri rivestiti della vita che non ha fine (Ez 37,1-14), lo proclama Giovanni a tutta la creazione: Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza
                         è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. (Gv 19,35).
    ...allora è festa quando come Marco sapremo impastarci di Vangelo, diventando pane
che si moltiplica (Mc 6,34-44) e nelle fessure di una morte disumana, come quella di Orietta,
sapremo cantare come Lei:
  “Benedici il Signore anima mia tu che sei rivestito di maestà e di splendore
sei tanto grande Signore mio Dio.  Voglio cantare al mio Signore finche avrò vita
lodare sempre e inneggiare a lui finchè esisto, gli sia gradito il mio canto e gioirò per sempre nel Signore”.
E faremo festa con Lei non per esaltare le malinconie di ricordi e di un passato che ci spezza,
ma per alzare gli orizzonti di una vita, che impastata con la nostra, rinasce, risorge e dona,
è Festa poichè con Orietta svegliamo l'aurora; scriviamo il Vangelo, con le lettere dell’amore;
Gridiamo, noi che non abbiamo ammainato le vele “abbiamo visto l'amore vincere”!!!


NOTA BENE: LA NOSTRA FESTA QUEST’ANNO VUOLE ESSERE UN INNO DI GRATITUDINE E DI AMORE ALLA NOSTRA ORIETTA CHE SARA’ RESA PREZIOSA DALLA VISITA DEL NOSTRO ARCIVESCOVO, GIOVANNI ACCOLLA, IL 6 SETTEMBRE. SARA’ PROPRIO LUI A BENEDIRE LA STRAORDINARIA OPERA PROGGETTATA DALLA NOSTRA ROMINA CALABRESE E OFFERTA DAL NOSTRO GRANDE GIUSEPPE PUGLISI, INNALZANDOLA A PERENNE RICORDO DELLA SUA RICCA TESTIMONIANZA DI AMORE A GESÙ E ALLA NOSTRA PARROCCHIA.
Quest’anno a causa delle restrizioni previste dall’emergenza sanitaria del Covid 19 ma anche per quelle scelte che contraddistinguono la Festa di S. Marco, viene compromesso il sostegno per affrontare le spese ordinarie della nostra Chiesa. Per far fronte a questo problema ho deciso insieme al Consiglio Pastorale di organizzare una raccolta fondi, solo nelle nostre tre frazioni, per sostenere la Comunità di S. Marco: quello che la vostra libera generosità vorrà donarci vuole essere solo un di sostegno: non si raccoglie per la Festa ma per il sostentamento della Comunità di S. Marco per l’anno 2020, 2021.

                                    Porto di Tricase 12 Agosto 2020           Mario Salvatore Oliva



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Festa di San Basilio

...e lo Spirito discende!!! e l’umanità danza nell’amore: L’AVETE FATTO A ME!!!
Sopra questa umanità c’è un cielo che si apre verso l’infinito, oltre l’universo, così immenso, così straordinario!!! Non ce lo possiamo permettere di lasciarci incatenare da un piccolo mondo con la sua confinata e fragile storia, dentro una pandemia dove il contagio della diffidenza ha superato quello del covid19. Con un futuro di illusioni, questo mondo crede di avere la lampada per leggere le future sorti ma deve, con coerenza ammettere, che rimane piccolo e talmente piccolo e spiazzato dinanzi a quell’immenso che “siamo dentro” e dinanzi a quella “forza di vita che mai si arrende”.
Oltre i nostri limiti si frantumano le certezze dei calcoli, lo stupore dissolve le formule di ogni scienza, e mentre sembrava imminente l’annuncio della “Messa è finita”, tutto misteriosamente risorge: si moltiplica il pane (Mt 15,36-38), nei deserti aridi cominciano a scorrere i fiumi (Is 43,19), la veste di sacco si cambia in abito di gioia (Sal 30,12), tutti i confini della terra contemplano la vittoria del nostro Dio (Sal 98,3), sulle ossa aride rinasce la vita (Ez 37) e viene proclamata per sempre la liberazione (Lc 4,18)!!!

Sulla terra, gli uomini sono chiamati a vivere secondo questo archetipo trinitario:
a mettere, cioè, tutto in comunione sul tavolo della stessa umanità…
«La pace è convivialità. È mangiare il pane insieme con gli altri, senza separarsi.
E l’altro è un volto da scoprire, da contemplare, da togliere dalle nebbie dell’omologazione,
dell’appiattimento. Un volto da contemplare, da guardare e da accarezzare,
e la carezza è un dono. La carezza non è mai un prendere per portare a sé, è sempre un dare.
E la pace cos’è? È convivialità delle differenze.
È mettersi a sedere alla stessa tavola fra persone diverse, che noi siamo chiamati a servire». (Don Tonino B.)

Al nostro piccolo Paese che si prepara a vivere questa grande festa, con le giuste misure di distanza di sicurezza, vi invito ad osare di più: manteniamo le distanze da quanti vogliono invano sbarrare le nostre strade e vogliono con i sipari delle loro denunce chiudere lo sguardo all’orizzonte; manteniamo le distanze da certi nostri “rigiocchi”, dove le nostre conoscenze futili non vanno oltre il naso; manteniamo le distanze da chi dentro un pezzo di pane ci ha messo la bevanda amara dei tornaconti e spogliandoci della nostra identità ci marchia, come gli ebrei nei lager, con il marchio della sottomissione per poi abbandonarci nelle corsie di tante malattie, incatenati per sempre ad un destino infame:
Dai ad essi, Signore, la volontà decisa di rompere gli ormeggi. Per liberarsi da soggezioni antiche e
nuove. La libertà è sempre una lacerazione! Non è dignitoso che, a furia di inchinarsi, si spezzino
la schiena per chiedere un lavoro «sicuro». Non è giusto attendersi dall'alto le «certezze»
del ventisette del mese. Stimola in tutti, nei giovani in particolare, una creatività più fresca, una fantasia
più liberante, e la gioia turbinosa dell'iniziativa che li ponga al riparo da ogni prostituzione. (Don Tonino B.)

O Basilio il grande dagli occhi limpidi che voli sulle ali di una Colomba bianca
prendici anche noi lassù dove lo sguardo è più ampio
dove il cielo è pulito dove tutto si apre e si libera!!!
O Tu che ardi del fuoco della Parola che rompe i cenacoli e vivifica la Pentecoste
incendiaci di quell’Amore affinché si dissolvono le paure
e rivestiti dell’armatura potente possiamo spegnere le frecce infuocate del maligno!!!
O Tu che nel fango di umanità fragile contempli il Soffio che tutto risorge
smuovici dalle nostre soste permanenti
dove paghiamo le multe del lamento e della disperazione
poichè solo allora come Te, non solo ci scopriremo di essere Grandi,
ma vedremo fiorire in noi il “Dono di diventare Dio per grazia!!!”

NOTA BENE: Quest’annoa causa delle restrizioni previste dall’emergenza
sanitaria del Covid 19 non potremo organizzare la Festa come ogni anno,
con i colori delle nostre tradizioni, di conseguenza viene compromesso
il contributo che rimane ogni anno per sostenere le spese ordinarie della
nostra Chiesa. Per far fronte a questo problema ho deciso insieme al
Consiglio Pastorale di organizzare una raccolta fondi, solo nelle nostre
tre Comunità, per sostenere la Comunità di S. Basilio: quello che la vostra
libera generosita’ vorrà donarci vuole essere solo quella di sostegno:
non si raccoglie per la Festa ma per il sostentamento
della Comunità di S. Basilio per l’anno 2020, 2021.


       Badiavecchia 28 Giugno 2020           Mario Salvatore Oliva

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...PENTECOSTE!!! "DENTRO UN FUOCO DI LUCE"

Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Mt 28,19
Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza,
bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c'è Legge.
Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni
e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito,
camminiamo anche secondo lo Spirito. Galati 5, 22-25.

Dal Padre, per mezzo di Gesù, nello Spirito Santo veniamo immersi nella Vita stessa di Dio:

* la sua Vita prende forma con un pizzico di lievito, delle nostre acidità, con la farina delle nostre capacità veniamo impastati dalla forza potente del Vangelo e nel Fuoco dello Spirto diventiamo Pane per il mondo…;
* il suo Amore, penetrando nei nostri cuori pietrificati dall’arsura, libera quell’acqua viva delle nostre conquiste, ristagnate dall’egoismo e dalle nostre chiusure, e arricchiti dai Sali minerali della Liturgia, diventiamo acqua zampillante che disseta il mondo e da vita ai deserti aridi (Sal 107,35) …;
* la Sua Comunione d’Amore rompe i muri di cemento armato dei nostri egoismi, dei nostri preconcetti, delle nostre solitudini, delle nostre paure, e nella convivialità delle differenze (Don Tonino Bello), unendo le nostre mani con il forestiero, non più minaccia ma polline che feconda, ci rende capaci di frutti gustosi e di cibi succulenti (Is 25,20) …;
* il Soffio della sua circolarità d’Amore tocca il fango che ci portiamo addosso, di tanti fallimenti, di tante prove disumane, di tante lacerazioni, e intessendoli tra loro ci rende concime per i tanti alberi nudi che, fertilizzati dall’amore, si rivestono di foglie e diventano casa per i tanti uccelli che volano liberi...;
* la sua Tenerezza si riversa come balsamo sulle tante nostre ferite che, nel frantoio del nostro capolinea, fa sgorgare un olio che guarisce e che si riversa sulle tante ferite del mondo, e mentre portiamo i pesi gli uni degli altri, le ferite diventano feritoie della sua Luce (Ermes Ronchi)  che consola...;
* la sua Potenza distrugge le tante catene inique delle nostre scelte sbagliate, liberandoci dal giogo di tante corruzioni, di tanti interessi sporchi, del dio denaro che ci inebria per farci poi svegliare nella nuda realtà di un labirinto dove è difficile trovare la via d’uscita -  è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago (Mt 19,24)  - e solo perché  liberi, smuoviamo i massi dei sepolcri, congegnati ad ok dal principe di questo mondo mentre tende invano trappole per fermarci...

L’Augurio di questa straordinaria Pentecoste è che questo raggio dello Spirito
che vibra nelle Parole di Orietta, rompa gli argini della nostra cassaforte blindata,
ci innalzi oltre quel limite che ci tiene rinchiusi nelle miopie delle nostre illuse sicurezze:

“La beatitudine non sta nel cercare, nel desiderare, nell’avere fame, ma sta nella causa,
cioè nella promessa di Dio “ saranno saziati”. Dio sazierà, è una promessa del compimento
della vita oltre la morte. Ma è solo quello, è un annuncio che si realizza già nel presente:
Dio, garantendo di saziare, garantisce la vita. Dio propone proprio la Sua persona
come capace di saziare; non viene detto che verrà saziato con degli oggetti,
ma che verrà saziato con la giustizia. Colui che ha fame e sete di giustizia
sarà soddisfatto raggiungendo la giustizia, cioè la buona relazione con Dio.
La sazietà, la pienezza di vita, chiamiamola soddisfazione personale piena
e definitiva, viene raggiunta nell’incontro con Dio,
anticipato in questa vita e pieno ed eterno oltre la morte” (Orietta).


...è solo allora che nell’ultimo respiro a questo mondo,
accoglieremo il grande e solenne invito di gioia:
“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno
preparato per voi fin dalla creazione del mondo!!!” (Mt 25, 34)  


          Badiavecchia 25 Maggio 2020                        P. Mario Salvatore Oliva

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...PASQUA!!! "AVVOLTI DALLA LUCE"

Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Mt 28,20

Martedì mattina mi ero appena alzato avevo io deciso di scrivere, ma no lo Spirito Santo, gli ultimi battiti di questa vita di Orietta volevano loro partecipare a questo suono di parole che corono oggi tra le sue righe e nei suoi canti in cielo, infatti è Lei, ora nel vento dello Spirito, a muovere i miei battiti per voi e a scrivere questa Pasqua unica, speciale e inaspettata.
Dinanzi a me un foglio, per caso tra le mani, ma nulla è per caso, …era il 16 Dicembre del 2018 nel nostro Saloncino di San Marco mentre facevamo gli Esercizi Spirituali, fu l’ultima volta che Orietta è stata con noi, da li il suo lungo cammino verso la Luce:
“...E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco,
all’improvviso lo avvolse una Luce dal Cielo, e cadendo a terra
udì una voce che diceva “Saulo Saulo perché mi perseguiti” (Atti 9, 3-4).
Ci vogliono toccare ancora queste parole, mentre rimbomba lungo i nostri percorsi, quel macigno che spiazza le nostre ipocrisie, e senza pietà, entra nelle nostre tenebre dai variopinti scuri dell’ipocrisia e dell’interesse:
“Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare,
o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto,
o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere
e siamo venuti a visitarti?". E il re risponderà loro: "In verità io vi dico:
tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25, 37-40).

Lascio che sia Orietta e regalarci il suo messaggio per la nostra Pasqua, sia Lei a condurci dentro questa Luce, sia Lei a darci i segnali di una Pasqua dove non dobbiamo solo passare dalla soglia di casa e finalmente uscire liberi da un virus che ci fa paura, ma dalle nostre tenebre che ora, proprio a causa di questo virus ci spiazzano, ci pesano, ci torturano, ma ricordati che fino a che non senti rimbombare nei piccoli e confinati spazi della tua nudità questa “Voce”, questa Pasqua quest’anno è solo una sfiga, poiché fregato da un invisibile virus, dovrai restare a casa…

DALL’ULTIMO SCRITTO DI ORIETTA: “Mentre sta avvicinandosi a Damasco con passo baldanzoso, una luce soprannaturale avvolge Saulo e lo fa cadere per terra, disarcionandolo da quelle convinzioni e da quei pregiudizi che egli sta cavalcando. Talvolta Dio agisce nel cuore dell’uomo con la forza di uno tsunami, spezzando via certezze e convinzioni profondamente radicate che ci fanno sentire superiori agli altri. Tramortito e confuso, steso a terra e incapace di muoversi e di pronunciare parole, Saulo si sente trapassare l’anima da una voce che sembra scuoterlo. “Saulo, Saulo perché mi perseguiti?” Il Signore ci chiama per nome e ci affida un incarico che non vuole dare ad altri;  dalla nostra risposta non dipende solo il nostro destino di salvezza o di perdizione, ma anche il destino di quanti ci sono da Lui affidati come nostro prossimo. In quella domanda, che la “voce” rivolge a Saulo, c’è tutta l’angoscia per l’iniquità della violenza umana che Dio, attraverso l’esperienza tragica di Gesù, ha provato sulla propria pelle.
Anche i suoi compagni di viaggio sono investiti di luce, ma non la vedono e, pur sentono la voce, non possono individuare l’origine. La chiamata di Dio è personale ed il rapporto che Dio stabilisce con la sua creatura è del tutto privilegiato ed intimo; gli altri (familiari, amici ecc) possono essere spettatori della nostra relazione con Dio, ma non hanno il diritto di interferire nella nostra risposta alla sua chiamata. I compagni di Saulo assistono al suo cambiamento e non  possono fare altro che prenderne atto con stupore e sconcerto e si sentono in obbligo di guidarlo per mano a destinazione.
Quando la Parola di Dio ci interpella e ci tocca nel profondo del nostro essere, spesso ci colpisce un senso di umiltà, di buio spirituale che i nostri mistici osano definire “la notte dello spirito” Assai raramente l’incontro con Dio ci conduce alla visione estatica della sua magnificenza, ma ci sprofonda nei dubbi, nel timore, nell’angoscia.
Anche Saulo si trova sprofondato nell’oscurità più assoluta della propria coscienza e deve essere accompagnato per mano rimanendo per tre giorni al buio e in preghiera”.

Auguri a Te, che in queste mura, ormai strette, ti trovi spiazzato per terra,
quella Voce ti raggiunga, ti trasformi, ti porti oltre i confini limitati dei nostri decreti,
ricordati che lì non c’è nessun pericolo di contagio e nessun posto di blocco che tenga,
in quella Luce tutto diventa chiaro, e strade nuove si aprono nel mattino di Pasqua,
Auguri!!!

      Badiavecchia 9 Aprile 2020         P. Mario Salvatore Oliva



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...QUARESIMA!!!

Vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva. Mt 8,18
Seduto dietro il muraglione di Tricase mi tuffo dentro gli occhi di Don Tonino
e con Lui guardo questo mare  dove le paure
annebbiano l’orizzonte mentre il peso insormontabile della vita ci  pietrifica sugli scogli irremovibili
delle nostre schiavitù:
“Fossimo morti per mano del Signore nella terra d'Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà!
Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine" (Es 16,2-3).

    Quante schiavitù ci rimbombano dentro, mentre ci trasciniamo al piede il peso delle nostre paure? Dobbiamo ammettere che nonostante vorremmo far credere che stiamo morendo di asfissia, in fondo in fondo, con il nostro porticciolo, abbiamo instaurato un legame profondo senza nessuna speranza di divorzio o di lacerazione, e immersi negli abissi di una profonda solitudine, pietrifichiamo dentro i nostri scogli, i sognatori di speranza, quelli che hanno deciso di andare oltre e tuffarsi in questo mare di piombo, illudendoci di non essere rimasti soli.
“Tutti quelli che vogliono rettamente vivere in Cristo Gesù saranno perseguitati.
Ma i malvagi e gli impostori andranno sempre di male in peggio, ingannando gli altri
e ingannati essi stessi. Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente. Conosci coloro da cui lo hai appreso e conosci le sacre Scritture fin dall'infanzia:
queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù.”  (2Tm 3,12-15).

    Usciamo!!! All'orizzonte, Don Tonino, ci fa vedere come il cielo e la terra si uniscono!!!
        Non è Pasqua il 12 Aprile!!!  
Osiamo prendere il largo... liberiamoci da quel solito copione quaresimale che ci piazza sul palcoscenico dove si ripete la solita farsa delle nostre ipocrisie, mentre tentiamo di velare i nostri egoismi, con magnifiche colombe dai colori splenditi della nostra creatività e con gustose uova di cioccolato destinate ad inacidirsi, quella notte, all’uscire della statua, come magia, senza poter fuggire dal reflusso gastrico di tante disonestà, di scelte corrotte, di mani sporche, della nostra avidità di denaro e di potere:
Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli,
perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare,
ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto,
nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato" (Mt 25 41-43).


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